Il bivio etico nell’organizzazione: orientarsi tra disillusione e tolleranza nella lotta contro la corruzione

In un recente studio abbiamo cercato di analizzare alcuni aspetti riguardanti il discorso sull’etica e la pratica corruttiva, scoprendo un preoccupante legame tra la disillusione etica e una maggiore tolleranza alla corruzione, con notevoli implicazioni che riguardano, prima di tutto, il comportamento organizzativo.

Lo studio vede coinvolti circa 160 manager di aziende pubbliche e private. L’indagine rivela il profondo impatto che il cinismo nei confronti degli standard etici ha sull’accettazione delle pratiche corruttive all’interno delle organizzazioni.

Disilluzione etica e tolleranza verso la corruzione

La ricerca approfondisce due fattori critici: la disillusione etica, che rappresenta un crescente cinismo, in grado di mettere in dubbio la sincerità e l’efficacia del discorso etico, e la tolleranza verso la corruzione, che, a sua volta, rappresenta l’inquietante disponibilità ad accettare il comportamento corruttivo come una sorta di pratica nelle operazioni commerciali.

Un notevole aumento della tolleranza alla corruzione è direttamente collegato a un aumento della disillusione etica

Cosa dicono le equazioni sui manager analizzati nel campione

Grazie all’impiego di un metodo analitico sofisticato, lo studio ha analizzato i dati di un sondaggio, diffuso fra manager italiani, per svelare la relazione tra fattori menzionati sopra. I risultati sono tanto rivelatori quanto angoscianti: un notevole aumento del fattore tolleranza alla corruzione è direttamente collegato a un aumento del fattore disillusione etica. Nello specifico, per ogni unità di aumento della disillusione, la tolleranza alla corruzione aumenta considerevolmente.

Questa correlazione non solo evidenzia il percorso pericoloso che le organizzazioni potrebbero percorrere quando la disillusione etica viene lasciata senza controllo, ma segnala anche un malessere sociale più ampio, in cui l’erosione degli standard etici può portare a una “normalizzazione” delle pratiche di corruzione.

La battaglia contro la corruzione non può essere vinta solo con politiche e punizioni.

Implicazioni per le imprese

Le implicazioni di questi risultati si estendono ben oltre i consigli di amministrazione e gli uffici delle imprese italiane. Il messaggio è chiaro: la battaglia contro la corruzione non può essere vinta solo con politiche e punizioni. C’è urgente bisogno di uno sforzo genuino e concertato per ricostruire la fiducia nei principi etici e garantire che l’etica non sia solo una parola in un manuale aziendale, ma rappresenti valori vissuti quotidianamente da ogni membro dell’organizzazione.

Questa ricerca, fra l’altro, mira a ricordare tempestivamente l’importanza di coltivare una cultura dell’integrità. In un mondo in cui la disillusione etica può portare gli individui lungo il percorso della tolleranza alla corruzione, lo studio funge da invito all’azione sia per i leader che per i professionisti affinché si impegnino in modo autentico con le questioni etiche e promuovano una cultura organizzativa in cui l’integrità sia apprezzata e praticata.

Mentre le organizzazioni sono alle prese con questi risultati, la sfida diventa non solo quella di affrontare e contrastare la corruzione, ma anche quella di affrontare la disillusione di fondo nei confronti dell’etica che la alimenta. Questo studio mette a nudo la necessità fondamentale di un risveglio etico nelle nostre imprese e istituzioni, evidenziando che la lotta alla corruzione non inizia con le sanzioni ma con il ravvivamento della fiducia nei nostri quadri etici.

dalla lezione di Elio Borgonovi

Professore senior – Università Bocconi e presidente CeRGAS

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