Nell’ambito della legislazione italiana, il decreto legislativo n. 231 del 2001 rappresenta una pietra miliare per quanto riguarda l’introduzione della responsabilità amministrativa degli enti. Questo articolo esplora in dettaglio le condizioni e le implicazioni di tale responsabilità, offrendo un’analisi accurata di come gli illeciti penali commessi da soggetti in posizioni apicali possano riflettersi sull’ente stesso, sotto il profilo amministrativo. Attraverso l’esame di casi specifici e l’interpretazione della giurisprudenza più recente, si evidenzia l’importanza di un’adeguata organizzazione interna per prevenire reati che possano comportare conseguenze legali per l’ente. Leggi per scoprire i dettagli di questo importante aspetto del diritto italiano.
Infortuni sul Lavoro e Responsabilità della Società
Il d. lgs. vo n. 231/2001 ha introdotto nel nostro ordinamento la responsabilità amministrativa dell’Ente (esemplificativamente inteso come società o ente pubblico economico) come conseguenza della commissione di un illecito penale (reato) da parte di un soggetto che riveste un ruolo apicale.
Perché si possa attribuire una responsabilità all’Ente in virtù del suddetto decreto è, tuttavia, necessario che 1) il reato sia il risultato di un vulnus organizzativo dell’ente 2) il reato sia tra quelli tassativamente richiamati dal d.lgs.vo 231/2001 (non un reato qualsiasi può dare vita alla responsabilità amministrativa dell’ente ex d. lgvo n. 231/2001); 3) il reato sia commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente (se, infatti, il reato viene commesso nell’interesse o a vantaggio esclusivo proprio o di terzi, l’ente non potrà essere chiamato a rispondere).
L’omicidio colposo e le lesioni colpose commessi in violazione della normativa antinfortunistica sono appunto tra i reati che possono dare origine alla responsabilità amministrativa dell’ente allorquando, accertata la responsabilità penale dell’imputato, si accerti anche che il reato sia stato commesso a causa di un deficit organizzativo dell’ente e nel suo interesse ovvero a suo vantaggio.
Riguardo al concetto di vantaggio, con specifico riferimento ai reati di omicidio o lesioni colposi commessi in violazione di norme antinfortunistiche, la Suprema Corte (Cass. Pen, Sez. III N. 4210/2024) ha affermato che esso può sostanziarsi anche in un risparmio di spesa minimo.
E così, rappresenta un vantaggio apprezzabile anche il risparmio dovuto alla mancata formazione del lavoratore, ovvero alla mancata predisposizione dei presidi di sicurezza.
Nel caso specifico esaminato dalla Corte, poi, l’infortunio si era verificato – in violazione delle procedure – nel corso di una attività di manutenzione praticata in orario notturno ed in condizioni di minorata visibilità, per non intralciare la produzione. Anche in ciò si sarebbe concretato il vantaggio per l’ente.
Contributo editoriale a cura di avv. Fernando Taccone