L’Antropometria: il Parametro di Pantaleoni

Osservando la morfologia delle dita, si notano sul lato palmare, lungo le dita, le pieghe di flessione che corrispondono alle relative articolazioni interfalangee. La piega di flessione tra la falange prossimale e la falange mediale del II dito corrisponde in senso trasversale perpendicolarmente all’asse longitudinale della mano, alla piega di flessione tra la falange mediale e la falange distale del V dito.

Prendiamo questa distanza, chiamando Pf2 il punto estremo superiore sull’indice e Pf5 il punto estremo inferiore sul mignolo, a palmo aperto e con le dita serrate e tese, tale distanza verrà ad essere un canone di misurazione del volto: “Parametro di Pantaleoni”.

Il Parametro di Pantaleoni

Se si considerano i condili e denti integri in individui euritmici in normocclusione nell’epoca della dentatura decidua e mista sino a dentatura permanente, il parametro di proporzionalità interfalangea (parametro di Pantaleoni) corrisponde alla distanza Sn-Gn.

Il consumo delle superfici occlusali dei denti è di circa mm 1 ogni 10 anni, con conseguente diminuzione della distanza Sn-Gn di circa 1 mm iniziando dal 14° anno per essere certi che si sia raggiunta la dentatura permanente.

  1. Peluso ha studiato le patologie di una antica popolazione egiziana ed ha osservato che gli Egizi avevano un consumo delle superfici occlusali dei denti di 1 mm ogni 5 anni.

Questo era dovuto all’alimentazione povera; questi per assumere le proteine sufficienti per la sopravvivenza, dovevano masticare cibi per quattro o cinque ore al giorno. Altri dati ci vengono forniti dall’osservazione dei soldati caduti nella guerra del 1915 e 1918; in questa epoca la popolazione aveva un consumo delle superfici occlusali di un millimetro ogni 10 anni.

Questo consumo si suppone sia causato dall’alimentazione abrasiva, dal pane ottenuto da grano macinato con mole di pietra; da strade bianche e polverose, non asfaltate, per cui i cibi si impolveravano durante i trasferimenti; dalla frutta, non trattata con antiparassitari, raccolta dall’albero e mangiata. Ora con i cibi comodi abbiamo soggetti che all’età di 50 anni hanno i denti nuovi, ma non tutto si può avere perché ora subentrano altre patologie che prima non esistevano.

In pratica questo metodo di proporzionalità individuale viene considerato in base al consumo delle superfici occlusali o per riassorbimento radicolare per diminuzione della funzionalità dei legamenti alveolo-dentali un avvicinamento Sn-Gn mm 1 ogni 10 anni di età. Così in un soggetto di 35 anni la distanza interfalangea sarà maggiore di mm 3,5 rispetto alla distanza Sn-Gn, a 50 anni di mm5, a 75 anni di mm 7,5, ecc.

Così nell’uomo, invecchiando, si raccorcia la parte inferiore della faccia. Ero in campagna a Poggio Grande, una telefonata inattesa del Prof. Muzj mi richiamò all’ordine. Senza tanti convenevoli mi disse: “Pantaleoni, ho verificato il suo Parametro, ma non funziona!” Una scarica di adrenalina mi invase il corpo, la voce mi si abbassò e gli chiesi: “Ma perché?”.

Il professore aggiunse: “Ho misurato la mia mano sinistra e la distanza tra la piega falangea del secondo dito Pf2 e la piega falangea del quinto dito Pf5 è 7 cm, mentre la distanza tra il sottonasale Sn e gnation Gn è di 6 cm, io sono normale, come mai?”

Ripresi fiato, pensando che il Muzj aveva quasi cento anni ed era giusta la differenza di 10 mm, un millimetro ogni 10 anni di raccorciamento della parte inferiore della faccia. Come potevo dirgli tutto questo? Con calma gli dissi: “Professore, forse non mi sono spiegato bene, comunque Le invio gli estratti dei lavori già pubblicati inerenti il mio Parametro, così potrà verificare con esattezza i punti antropologici che sono stati utilizzati e se ha qualche suggerimento da darmi sono disposto, se necessario, a correggere e migliorare il Parametro”. Lo ringraziai e con cordialità ci salutammo. Inviai gli estratti dei lavori ed aggiunsi le immagini della “Costanza della mutabilità”.

Ci incontrammo altre volte e altre telefonate intercorsero, ma dell’argomento “Parametro di Pantaleoni” non se ne parlò più. La distanza Pf2-Pf5 è il canone del parametro di Pantaleoni, cioè una misura antropometrica in quanto corrisponde alla distanza tra il punto Sn (sottonasale) e Gnc (Gnation cutaneo), anche in casi di acromegalia o nanismo sia ipofisario che disarmonico e in caso di malocclusioni che non si ripercuotono sull’armonia del profilo (sintostasie).

Sono certo che in questo momento, se non l’avete ancora fatto, siete tentati di portare le quattro dita della vostra mano che meno lavora sotto al naso di fronte alla bocca, guardandovi nello specchio, per confrontare le distanze e l’età.

Perciò Leonardo, malgrado le sue numerose osservazioni e misurazioni, non giunse fino alla definizione di un vero e proprio canone universale, che presuppone una unica unità di misura, e che ha per risultato la formulazione definitiva di una norma da seguire.

Questa deficienza è bene espressa nell’epitaffio con cui Platino Ratto (citato da Bossi) fa parlare lo stesso Leonardo:

Leonardus Vincia (sic) Florentinus

Statuarius Pictorque nobilissimus

            De se parce loquitur:

Non Sum Lysippus: nec Appeles: nec Policletus:

   Nec Zeuxis: nec sum nobilis aere Myron.

Sum Florentinus Leonardus Vincia proles

 Mirator veterum discipulusque memor,

 Defuit Mihi symmetria prisca: peregi

Quod potui: veniam da mihi posteritas.

Leonardo da Vinci Fiorentino, scultore e pittore nobilissimo, parla brevemente di sé:

“Non sono Lisippo: né Apelle: né Policleto: né Giove: non sono Mirone, famoso per il bronzo. Sono Leonardo Fiorentino della famiglia dei Vinci ammiratore degli antichi ed attento discepolo.

Mi è mancata l’antica armonia delle parti (simmetria): ho portato a termine ciò che ho potuto: o posteri abbiate comprensione”.

Se ancora oggi insisto nel prendere ad esempio la mano come campo delle mie ricerche riferendomi alle pieghe interfalangee delle dita, perché la mano è un segmento scoperto del corpo e si presta quindi bene a queste indagini ed anche il ricercatore novello, guidato dal suo occhio, può facilmente vedere, segnare i punti di repere e procedere alle misurazioni.

La mano per la complessità della sua struttura anatomica e dei suoi meccanismi, presenta variazioni notevolissime, sia in rapporto all’età, che al sesso, nonché alla costituzione individuale, ai modi di vita e all’attività.

Dalla mano ci si può fare un’idea generica dell’individuo a cui appartiene e non è esagerato affermare che ogni mano ha una sua propria fisionomia.

Resta però stabilito che tutte le misurazioni fatte in una mano si possono trovare in qualsiasi altra parte del corpo: dal vertice del capo alla pianta dei piedi.

Non sono dunque per niente un chiromante, come qualcuno andrà pensando, ma sono un medico, specialista in ortognatodonzia, che confrontando la mano con la parte inferiore della faccia è pervenuto, per ignoti meandri, ad avvicinarsi alle fonti dell’Antropometria e trovare il canone di proporzionalità individuale della parte inferiore della faccia.

L’Antropometria: un viaggio dall’odontoiatria all’arte con il prof. Nerio Pantaleoni

GUARDA IL VIDEO COMPLETO

Leggi anche:

L’Antropometria: Giorgio Maj e Edmondo Muzj

L’Antropometria: le origini degli studi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *