Un tema fortemente attuale, quello del Covid-19, un’emergenza che ci ha colti tutti di sorpresa: il diffondersi del virus è avvenuto in maniera rapida e, parallelamente, ha portato ad una rapida diffusione di informazioni riguardanti lo stesso. Ma guardatevi bene dal diffidare: anche le fake news sanno correre veloci. Ecco perché abbiamo realizzato un’indagine sociale tramite questionario grazie al quale siamo riusciti a rilevare il grado di conoscenza degli italiani a proposito di alcune credenze sul Covid-19.
Il Covid-19 colpisce maggiormente gli uomini piuttosto che le donne: VERO
In occasione della 5ª edizione della Giornata nazionale della salute della donna, il Ministero della Salute ha offerto una sintesi dei dati relativi alle differenze di contagio e mortalità tra uomini e donne rispetto alla contrazione del Covid-19: muore 1 donna ogni 2 uomini.
Sembra ormai evidente il fatto che il gentil sesso sappia fronteggiare meglio l’infezione. Ma a cosa è dovuta una simile differenza?
Si è soliti dire che le donne abbiano una difesa immunitaria maggiore, ma (per quanto il concetto di base possa essere corretto) la terminologia usata risulta impropria: la verità è che le donne, per motivi ormonali, hanno minor possibilità di andare in contro alla disfunzione immunitaria. Gli estrogeni aumentano la presenza del recettore ACE2 (enzima di Conversione dell’Angiotensina: un enzima che si trova nell’epitelio polmonare e protegge i polmoni dai danni causati da infezioni, infiammazioni e stress), facendo sì che, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa, gli androgeni tendono a favorire le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari.
Ancora una volta l’universo femminile sembra essere in grado di stupirci. E il 79,5% dei nostri intervistati risulta ben informato al riguardo.
Il Covid-19 può essere sconfitto dalla Vitamina C: FALSO
«La vitamina C è molto efficace sui pazienti affetti da coronavirus. La stanno utilizzando come terapia e le persone rispondono benissimo!» sono le parole di una donna che, in un audio circolante su Whatsapp in questi giorni, attribuisce all’acido ascorbico il potere di curare la Covid-19. Nel farlo cita tre ospedali lombardi: il San Gerardo di Monza, il Policlinico e il Sacco di Milano. Questo è un chiaro esempio di fake news.
Per un ascoltatore inesperto la notizia potrebbe risultare assolutamente vera: la donna dell’audio non ci sta forse ribadendo un concetto già noto, secondo cui la vitamina C è in grado di rinforzare il sistema immunitario? E la sua tesi non è forse supportata da tre importanti istituti ospedalieri?
Lo stesso Andrea Gori, direttore Malattie Infettive del Policlinico di Milano, si è apprestato a smentire la notizia (anche a nome degli altri istituti ospedalieri sopra citati), specificando che non esistono evidenze scientifiche su sostanze non farmacologiche capaci di sconfiggere il virus o prevenirne il contagio. Ha, inoltre ribadito che l’assunzione di vitamina C, sotto forma di limoni, arance o kiwi è, sì diffusamente suggerita per rinforzare le difese immunitarie, ma che non sarà la semplice spremuta a difenderci dalle infezioni e dalle malattie.
Ci teniamo a chiarire un simile concetto al fine di informarne il 7,3% degli intervistati.
Le punture di zanzare trasmettono il Covid-19: FALSO
In piena primavera, con l’avvicinarsi dell’estate, una delle tante domande che sempre più persone in quarantena, per l’emergenza del coronavirus, sembrano porsi riguarda le zanzare. Sappiamo, infatti, che la puntura di zanzara può essere il mezzo di trasmissione per varie malattie e quindi in molti si chiedono: è possibile contrarre anche il Covid-19 dopo essere stati punti da questi fastidiosi insetti?
A tal proposito, si è esposto il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, affermando che le zanzare non sono un veicolo per il contagio. Quello attuale, di fatto, non è un virus che si trasmette per vettori, quanto, invece, un classico virus respiratorio che si trasmette attraverso le goccioline di saliva. Una spiegazione confermata anche dal Ministero della salute: «Il contagio può avvenire solo attraverso la saliva o le secrezioni del naso, per questo resta fondamentale lavarsi spesso e accuratamente le mani, oltre ad evitare di toccarsi il viso».
Per fortuna, in questo caso, le zanzare non hanno alcun ruolo. Un’informazione che, speriamo, possa tranquillizzare il 9,3% degli intervistati (vedi il grafico sopra riportato).
Il Covid-19 contagia più facilmente le persone affette da diabete: FALSO
Ad oggi è possibile affermare che i soggetti affetti da diabete mellito non sono più esposti al rischio di contagio da coronavirus rispetto al resto della popolazione mondiale. O, quantomeno, non vi sono dati che possano supportare una simile teoria. Di fatto, il virus sembra essere più “interessato” a coloro i quali soffrono di malattie cardiorespiratorie.
Tuttavia, in caso di contrazione del virus, i diabetici corrono rischi maggiori. È verosimile che la presenza di un diabete poco controllato, spesso associato a complicanze micro e macro-vascolari, rappresentino dei fattori di rischio aggiuntivi.
Solo il 6% degli intervistati risultano non essere al corrente di tutto ciò.
L’igiene personale e il rispetto della distanza di sicurezza aiutano a prevenire il contagio da Covid-19: VERO
Per prevenire il contagio e limitare il rischio di diffusione del nuovo coronavirus è fondamentale la collaborazione e l’impegno di tutti a osservare alcune norme igieniche. L’Istituto superiore di sanità (Iss) sottolinea che queste misure di distanziamento sociale «hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica». Inoltre, dobbiamo tenere conto che l’Italia ha una popolazione anziana (molto più anziana di quella cinese) e bisogna proteggerla il più possibile da contagi.
Le misure indicate dalle autorità, quindi, vanno seguite nella loro totalità. E questo, il 78,1% dei nostri intervistati sembra saperlo molto bene.
Indagine sociale realizzata dagli studenti del YLab for social and digital innovation Bini Giulia, Buonocore Francesco, Dell’Aglio Salvatore, Gassirà Maria Assunta, Iannone Alessia, Melchionda Anastasia, Petrillo Domenica, Roscigno Luisa, Savarese Valentina, Trippa Giovanna
Come distinguere una notizia vera da una notizia falsa
Un numero enorme di bufale e notizie false sugli argomenti più disparati continuano a spargersi a livello globale, queste, facendo leva sulla parte meno colta della popolazione tramite teorie cospirazioniste, contribuiscono ad incrementare l’ignoranza popolare. Se, apparentemente, le fake news posso sembrare casi isolati, spesso vengono create e diffuse da estremismi politici proprio per la capacità che hanno di influenzare il pensiero popolare. “ ll virus muore se esposto a temperature di 26-27 gradi ”, “ può essere espulso tramite gargarismi “ , “ si diffonde tramite il 5G “ e “ loro non ce lo dicono ” sono solo alcune delle bufale che sono circolate in Italia durante i primi mesi della quarantena dovuta al COVID-19.
Nella prima domanda abbiamo chiesto alle persone se credono di saper distinguere una notizia vera da una falsa. Il risultato ottenuto è che poco più del 50% dei campioni sono in grado di riconoscere la veridicità di una notizia. Queste persone hanno affermato di riuscire a capirlo principalmente dalla fonte, da chi la condivide e dall’articolo stesso. Il 14,6% invece non sa riconoscere una notizia falsa, mentre il 32,5% non sempre è in grado di fare questa distinzione.
L’affidabilità dei social network e la verifica delle fonti
Nella terza domanda volevamo verificare quale fosse il media più diffuso tra le persone. Senza molta sorpresa troviamo come più gettonato il social network (Facebook, Instagram, Twitter) con il 38,2%. Al secondo posto troviamo internet con il 27% e successivamente la Tv (17,8%), voti simili infine per quotidiani (9,2%) e radio (7,9%). Nonostante i social network siano i media più utilizzati non sono ritenuti affidabili per quanto riguarda le notizie, questo perché tutti hanno la possibilità di scrivere qualsivoglia notizia riguarda qualunque argomento. A questo proposito la domanda successiva verge proprio su questo, ovvero quale sia il media ritenuto più attenbile. In questa classifica notiamo come i social network siano scesi al 4° posto (8,6%) e che il media ritenuto più affidabile sia la televisione, con circa il 35% dei voti.
Questo perché la fiducia che le persone ripongono nei notiziari televisivi è radicata nella società in seguito all’enorme influenza mediatica che la TV ha acquisito nel tempo. Ciò ha ovviamente i suoi aspetti negativi, poiché nel remoto caso in cui i notiziari dei canali più seguiti dovessero per errore diffondere una notizia falsa, quest’ultima raggiungerebbe all’istante milioni di persone. Troviamo al secondo posto i quotidiani (26,5%) e subito dopo internet con il 23,2% dei voti. Resta ultima la radio con soltanto il 6,6%, il quale risultato non è necessariamente dovuto all’affidabilità della radio in sé, ma al fatto che sia poco utilizzata come fonte di informazioni.
La pericolosità delle fake news
Nell’ultima domanda abbiamo chiesto alle persone quanto ritengano le fake news pericolose per la società su una scala da 1 a 5. Il 39,5% dei campioni le ritiene molto pericolose avendo votato il massimo, il 27,6% ha votato 4, mentre il restante 33% le ritiene poco pericolose e per niente pericolose.
La Direzione dell’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia smentisce in maniera categorica la falsa notizia che circola da qualche ora attraverso i social network in merito al fatto che nel Reparto di Rianimazione dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia sarebbero finiti i posti a disposizione e che si starebbe scegliendo chi curare e chi no. In un momento di così grande impegno da parte di tutta la sanità pubblica, la Direzione condanna con forza la diffusione di queste insensate e irresponsabili false notizie ed informa di avere dato mandato al Servizio Legale di sporgere denuncia alla Polizia Postale per procurato allarme.”
La notizia sopra citata è un chiaro esempio di una fake news smentita dalla Direzione AUSL di Reggio Emilia, che avrebbe sicuramente portato grevi danni all’ospedale e a possibili proteste da parte dei cittadini.
Indagine sociale realizzata dagli studenti del YLab for social and digital innovation Emanuele Moscuzza, Emiliano De Carlo, Pierfrancesco Amendola, Virginio Dell’Angelo, Roberta Buono, Carmela Nunziata, Greta, Marrazzo, Bamba De Luca
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