Durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962, gli Stati Uniti si trovarono di fronte a un processo decisionale complesso per gestire la minaccia rappresentata dai missili sovietici installati sull’isola di Cuba.
Decisioni e Teoria dei Giochi nella Crisi dei Missili di Cuba del 1962
Il processo decisionale coinvolse diversi livelli di governo, tra cui il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, il suo staff di sicurezza nazionale e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Ogni livello del governo aveva la responsabilità di fornire informazioni e raccomandazioni al livello successivo, che a sua volta avrebbe utilizzato queste informazioni per prendere decisioni informate.
Il processo decisionale si sviluppò in diverse fasi. Inizialmente, gli Stati Uniti ottennero prove fotografiche della presenza di missili sovietici a Cuba e decisero di mettere in allerta militare le loro forze armate. Successivamente, vennero discussi diversi approcci per gestire la crisi, tra cui un attacco militare a Cuba, un blocco navale, negoziati diplomatici o una combinazione di questi.
Il presidente Kennedy e il suo staff decisero di adottare un approccio graduale, iniziando con un blocco navale per impedire l’arrivo di ulteriori missili sovietici a Cuba. Questo approccio permise agli Stati Uniti di evitare un conflitto diretto con l’Unione Sovietica e di gestire la crisi in modo pacifico.
Tuttavia, la gestione della crisi non fu un processo lineare e senza intoppi. Gli Stati Uniti dovettero affrontare diverse sfide e decisioni difficili durante la crisi, tra cui la risposta al fatto che i sovietici avevano inviato navi da guerra per sfidare il blocco navale e la gestione delle pressioni interne per adottare un approccio più aggressivo.
Inoltre, gli Stati Uniti dovettero anche negoziare con l’Unione Sovietica per risolvere la crisi in modo pacifico. Le trattative furono complesse e coinvolsero diversi scambi di messaggi segreti tra i leader degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Infine, gli Stati Uniti ottennero l’impegno dei sovietici a smantellare i loro missili a Cuba in cambio della promessa degli Stati Uniti di non invadere l’isola e di smantellare i loro missili a raggio corto in Turchia.
La crisi dei missili di Cuba può essere considerata un’applicazione della teoria dei giochi, in quanto gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sono impegnati in una situazione di gioco strategico in cui ogni parte cercava di massimizzare il proprio vantaggio.
Nella teoria dei giochi, la crisi dei missili di Cuba può essere vista come un esempio di “dilemma del prigioniero”, in cui due parti devono decidere se cooperare o competere in modo da massimizzare il proprio beneficio. In questo caso, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano obiettivi divergenti: gli Stati Uniti cercavano di proteggere la propria sicurezza nazionale, mentre l’Unione Sovietica cercava di estendere la propria influenza sull’emisfero occidentale.
Per approfondire l’argomento, si consiglia la visione del film Thirteen Days di Donaldson.
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