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Film sconosciuti ma belli: da vedere, perfetti, capolavori

La macchina del cinema ad alto budget spesso ingloba molti film sconosciuti ma belli. Si tratta di grandi capolavori, film perfetti, da vedere assolutamente.

Cosa rende grande un film?

Un elemento fondamentale per trasformare un film in un vero capolavoro è l’esposizione mediatica. E’ difficile cogliere la vera bellezza, per questo si farà riferimento ad una serie di piccole perle, diamanti nella grande miniera che è il mondo cinematografico, che nessun vero cinefilo dovrebbe lasciarsi scappare.

Film spesso sconosciuti ma belli, da vedere, perfetti per ogni occasione: capolavori

La trama dei film, in questo articolo, verrà messa in secondo piano, in quanto non è sempre essa a rendere un film un capolavoro.

Swiss Army Man – Un amico multiuso

Diretto da Dan Kwan e Daniel Scheinert sotto lo pseudonimo di “Daniels”, Swiss Army Man (2016) è la perfetta definizione di assurdo, unico sotto tutti i punti di vista, dalla singolare trama alla caratterizzazione dei personaggi. Rarissima occasione nel quale l’assurdo può trasformarsi in delicatezza. La storia parte nel più semplice dei modi, un uomo (Paul Dano) sta per suicidarsi, ritrovatosi naufrago su un’isola deserta, quando un cadavere (Daniel Radcliffe) in lontananza attira la sua attenzione, sarà l’inizio di un’incredibile quanto assurda amicizia.

Lui è tornato

Film del 2015 diretto da David Wnendt basato sull’omonimo bestseller di Timur Vermes ha scioccato il mondo, o almeno la parte di esso che si è dedicata alla visione di questo piccolo capolavoro. Il concept è semplice, come dice il titolo, “Lui” Adolf Hitler (Oliver Masucci) è tornato, risvegliandosi al centro della Germania dei giorni nostri, cosa succederà?

Una pellicola che mostra la particolare personalità del Fuhrer, la quale si annida ancora nelle menti e nei cuori di molti cittadini tedeschi che, non sapendo di essere ripresi, spesso salutavano l’attore durante le riprese al grido di “Heil Hitler” condendo il tutto con forti frasi antisemite.

 Victoria

Il film Victoria (2015) diretto da Sebastian Schipper La trama molto semplice non attira più di tanto i fan del cinema, bensì il modo in cui il film esso è stato realizzato. Victoria (Laia Costa), una giovane di Madrid, incontra quattro ragazzi fuori da un nightclub. Sonne (Frederick Lau) e i suoi amici le promettono di mostrarle il vero lato della città, ma la loro festa selvaggia si trasforma in una rapina in banca. Le conseguenze saranno tragiche per tutti. Sembra non esserci nulla di incredibile in tutto ciò, ma il particolare importante è che questo film, è stato realizzato tutto in presa diretta, senza alcun tipo di taglio. Un must per chi è appassionato al lato tecnica della cinematografia e della fotografia.

L’arte della felicità

In moltissimi conoscono la spettacolare pellicola “Gatta Cenerentola” (2017) diretta da Alessandro Rak, ma in pochissimi conoscono la sua prima fatica atta ad entrare nel mondo del lungometraggio d’animazione: “L’arte della felicità” (2013).

Sergio è un tassista napoletano, disgustato dal degrado dilagante in cui la sua città sta annegando, ma al contempo è ancora logorato dal lutto della perdita del fratello, Alfredo, partito dieci anni prima e mai più tornato. Il suo lavoro lo obbliga ad avere a che fare con tantissime persone, un vecchio zio, un cantante, uno speaker radiofonico. Sergio vede una piccola parte di Alfredo in ognuno di loro, nelle loro note, nella musica che si portano dentro. Musica che egli stesso, dentro di sé, aveva ammutolito col dolore. Ma un giorno il Vesuvio erutta e qualcuno, gli indica una strada sicura per salvarsi.

Pellicola che funge da simbolo massimo di un’animazione che non è necessariamente attribuibile ai bambini, prodotto di altissima fattura dal punto di vista tecnico. Degna di nota anche la colonna sonora, consigliatissimo.

Il terrore del silenzio

Il terrore del silenzio (2016), film diretto da Mike Flanagan è una pellicola molto particolare, che si discosta e si dissocia dai canoni medi di thriller-horror sotto molti punti di vista. Può comunque essere circoscritto nella categoria degli “home invasion” (horror dove i protagonisti vengono assaltati da sconosciuti per nessun apparente motivo nelle loro stesse abitazioni), ma con delle particolarità che lo rendono un ibrido particolarmente funzionale.
Maddie Young (Kate Siegel) è una giovane scrittrice, sordomuta a causa di una meningite batterica all’età di 13 anni. Vive sola in una casa di campagna, in cerca dell’ispirazione per completare il suo libro. Una sera, la sua migliore amica Sarah (Samantha Sloyan) corre verso le finestre di casa sua implorando di farla entrare perché inseguita da un maniaco, ma Maddie non può sentirla e Sarah viene uccisa brutalmente. Il killer in un primo momento cercherà di attirare l’attenzione della scrittrice, per poi accorgersi della sua disabilità, da quel momento in poi, partirà una caccia sadica e spietata.

La vera punta di diamante di questo film è proprio la protagonista, una donna che nonostante la sua disabilità particolarmente fastidiosa è comunque autosufficiente, tanto da vivere da sola nei boschi. Una delle primissime protagoniste con cognizione di causa in fatto di ragionamenti per salvarsi la pelle, Maddie è furba, corre, morde, si prepara, si attacca alla vita con tutta sé stessa, ad una sopravvivenza disperata, quasi atta a prendere una rivalsa verso ciò che la vita le ha già tolto

Questa una serie di film sconosciuti ma belli, perfetti da vedere con i propri amici: dei veri e propri capolavori.

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