YPeople.it

Il Gladiatore: il mito di Russell Crowe e i segreti del regista Ridley Scott

Il generale romano Maximus (Russell Crowe, candidato all’Oscar per “Insider”) ha condotto ancora una volta i suoi legionari alla vittoria sul campo di battaglia e ora spera di poter ritornare dalla sua famiglia.

L’imperatore Marco Aurelio (Richard Harris, “Giochi di potere”, “Gli spietati”), ormai morente, gli chiede però un’altra “impresa”: assumere il comando dell’impero al suo posto. Geloso di questo speciale trattamento, l’erede al trono Commodo (Joaquin Phoenix, “8mm”, “Da morire”) ordina l’uccisione del generale e della sua famiglia. Sfuggito miracolosamente alla morte, Maximus viene ridotto in schiavitù e allenato come gladiatore per i combattimenti nell’arena.

La sua fama intanto cresce e con essa cresce anche il desiderio di vendetta per la morte dei familiari causata da Commodo; il gladiatore ha ormai imparato che il popolo ha un potere superiore a quello dell’imperatore e sa benissimo che l’unico modo per attuare la sua vendetta è diventare il più grande campione dell’impero. Diretto da un grande come Ridley Scott (“Alien”, “Blade runner”, “Thelma & Louise”), il film riporta sullo schermo l’epoca dell’antica Roma che tanta fortuna ha avuto nei tempi passati.

Per convincere il regista i produttori non hanno dovuto faticare molto: è bastato mostrargli una copia del dipinto “Pollice verso” dell’artista Jean-Leon Gerome, che raffigura un gladiatore rivolto al suo imperatore che con un semplice gesto gli intima di uccidere il suo avversario. C’è voluto pochissimo per accendere la fantasia di Scott, nonostante la popolarità di questo genere di film non fosse ancora stata verificata negli spettatori dei nostri giorni.

Le scene ovviamente più accattivanti sono quelle dei combattimenti nell’arena, che hanno richiesto un enorme dispendio di energie fisiche e mentali, visto che sui corpo a corpo ogni attore ha dovuto fare particolare attenzione per non farsi veramente male con le armi o con le tigri, che per quanto ammaestrate sono comunque pericolosi felini.

Il risultato è un lavoro di quasi un anno sviluppato da quattro troupe differenti: una a Londra, una in Marocco, una a Malta e una di base costretta a spostarsi di luogo in luogo.

Le ricostruzioni sono state fatte con dovizia di particolari, a partire dalle armi utilizzate in battaglia, per chiudere con l’abbigliamento sia dei legionari che dei gladiatori, sino ad arrivare a tutti gli altri personaggi del film.

Non potendolo girare nel vero Colosseo, gli autori hanno pensato di ricostruirlo almeno in parte visto che i tempi di lavorazione cominciavano ad allungarsi troppo: per completare il tutto, il computer è ormai il miglior amico dell’uomo e così sono state ricostruite le parti mancanti, sono stati aumentati gli spettatori presenti e sono stati realizzati scorci dell’antica Roma.

Leggi anche:

Andrea De Rosa a YPeople: “Il film Guardare Oltre e la regia di Sam Di Marzo”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *