L’Italia, così come l’Europa e il mondo intero, sta vivendo un momento storico di cruciale importanza. L’attuale crisi sanitaria, che ha ulteriormente peggiorato la situazione economica generale, sta avendo gravi ripercussioni anche a livello sociale. Tutto questo sta stimolando un numero sempre maggiore di analisti e operatori economici a ripensare il rapporto tra economia e società, facendo anche ricorso a un recupero di forti valori etici.
La responsabilità sociale d’impresa
In tale contesto si colloca la responsabilità sociale d’impresa, conosciuta anche nella sua versione anglosassone come corporate social responsibility (CSR). La disciplina, quando è nata, si occupava soprattutto delle politiche adottate dalle singole organizzazioni, come, ad esempio, l’autoregolamentazione. Negli ultimi due decenni, tuttavia, la CSR ha posto la propria attenzione su schemi obbligatori a livello locale, nazionale e transnazionale, come certificazioni, decreti legge e così via.
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Scopi strategici e etici della CSR
Le aziende e, in generale, le organizzazioni possono decidere di adottare condotte di CSR per scopi strategici e/o etici. Lo scopo etico della CSR ha l’obiettivo di aumentare sia i profitti a lungo termine sia la fiducia dei portatori di interesse, i cosiddetti stakeholder, adottando standard etici elevati per ridurre i rischi aziendali. In tal senso le strategie, o policy, di CSR possono contribuire a stimolare l’azienda ad avere un impatto positivo sull’ambiente e sugli stakeholder, sia interni (i.e., impiegati, manager, professionisti), sia esterni (i.e., consumatori, comunità e così via). Da un punto di vista etico, invece, aziende e organizzazioni potrebbero adottare policy di CSR, facendo leva sulle credenze etiche del senior management, come nel caso di un amministratore delegato che, ad esempio, ritiene i danni all’ambiente, dove opera la propria organizzazione, come eticamente discutibili.
La CSR in Italia: Carlo Masini, uno dei padri della disciplina
La CSR è ormai una disciplina diffusissima non solo in ambito scientifico/accademico, ma anche in ambito manageriale, dove è impiegata per la conduzione e la gestione di tutte le tipologie di imprese. Sebbene ci si riferisca alla responsabilità sociale di impresa quasi sempre usando la variante anglosassone, la disciplina, sin dal suo nascere, ha avuto come suoi autorevoli esponenti studiosi e manager italiani. Uno dei più fulgidi esempi è Carlo Masini, professore all’università Bocconi di Milano e alla Cà Foscari di Venezia. Masini è un esempio di accademico e anche di manager, viste anche le funzioni di responsabilità che ha ricoperto nel mondo delle imprese, delle banche e della pubblica amministrazione, tutte esperienze che Masini riteneva utili per essere sicuro che le sue teorie fossero fondate sulla realtà e “non legate ad astratte elaborazioni soggettive”.
L’organizzazione del lavoro che dovrebbe occuparsi delle aspirazioni materiali e spirituali dei lavoratori
Lo studioso insiste sul carattere misto degli organi di governo delle aziende che, a suo dire, deve vedere la compartecipazione di azionisti e lavoratori. Masini, in un suo lavoro del 1979, considerato pionieristico nell’ambito della responsabilità sociale di impresa, pone l’accento anche sulla concezione e sull’organizzazione del lavoro che, a suo dire, dovrebbe occuparsi delle aspirazioni materiali e spirituali dei lavoratori.
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