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Trattato sull’evoluzione della settima arte

Risulta impresa davvero ardua parlare dell’evoluzione del cinema nella storia e questo perché prima di tutto tale evoluzione copre uno spazio temporale di oltre due secoli e poi si dovrebbero tener presente una moltitudine di filoni che hanno caratterizzato la settima arte provenienti da ogni parte del mondo.

La nostra storia inizia esattamente il 24 agosto 1891 quando l’inventore statunitense Thomas Edison brevetta il Kinetoscopio, precursore dell’odierno proiettore cinematografico, inizialmente adoperato per visualizzare solo immagini statiche. Il primo film della storia del cinema è datato 1891 e dura circa dodici secondi, e ha come protagonista Laurie Dickson (amico di Edison) che rivolge un cenno di saluto agli spettatori.

Il Kinétoscopio riscuote grande successo non solo negli Usa (dove iniziano ad essere create apposite stanze con tanti Kinetoscopi, famosa è la kinetoscope Parlor di San Francisco) ma anche in Europa, dove Edison nel 1894 lo presenta (alla prima mostra dell’immagine e del suono) a Parigi. Alla presentazione della nuova invenzione di Edison partecipe Antoine Lumière (padre dei fratelli) che ritorna a Lione e orienta i suoi figli a progettare un apparecchio equivalente all’invenzione di Edison.

Ed è proprio nell’estate del 1894 che i fratelli Lumière inventano la prima pellicola cinematografica, così detta flessibile, capace di dare movimento alle immagini attraverso la sovrapposizione di più strati. L’invenzione ebbe talmente tanto successo che i fratelli francesi decisero di preparare una serie di proiezioni in tutta la Francia.

La proiezione più famosa dei Lumière è senza ombra di dubbio L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat (L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat) del 1896. Questo cortometraggio di 45 secondi fu il secondo dei fratelli francesi ed è rimasto celebre per la locomotiva che giunge dal fondo dello schermo e dà agli spettatori l’impressione che stia per schiacciarli. Si racconta che terrorizzò a tal punto gli spettatori che per paura di essere schiacciati dalla locomotiva si misero in salvo scappando dalla sala.

Da quel momento tutti i film sono della durata di massimo 50 secondi e presentano tutti scene del quotidiano almeno fino al 1902.

Ed è questa un’altra data da dover ricordare nella storia della settima arte, perché per la prima volta vengono introdotte due novità:

  1. La creazione del primo lungometraggio
  2. L’introduzione del sonoro nel cinema.

Entrambe queste innovazioni sono introdotte dai fratelli statunitensi Warner, che creano la prima industria cinematografica sotto il nome di Warner Brothers Entertainment (conosciuta comunemente con il nome Warner Bros). Il cinema, secondo i fratelli Warner, ha come principale obiettivo quello di stupire lo spettatore attraverso “storie comuni di gente comune”, ed è proprio da questa affermazione che nasce il cinema come noi oggi lo conosciamo con attori, colonne sonore e fotografie.

L’idea di cinema intesa come arte suprema capace di poter mettere assieme tutte le altre arti, come la musica, la danza, la scrittura, la fotografia e tante altre. I fratelli Warner creano il cinema muto, dove per tutta la durata della pellicola vi è la colonna sonora (che prima era intesa come semplice musica di intrattenimento) e a ogni immagine segue una scritta con i dialoghi ed è proprio in questi anni che nasce l’idea di creare vari “generi“ di film.

In America vengono prodotti i primi film di Charlie Chaplin, Stanlio e Olio e di Rudolph Valentino, che hanno un successo clamoroso e inaspettato.

Il cinema muto fa il giro del mondo e nei primi 20 anni del ‘900 vengono aperti circa 200 cinematografi in tutto il mondo dall’America alla Russia tutti sono entusiasti dell’invenzione e tutti provano a dare il proprio contributo con la creazione di lungometraggi muti e tra i più celebri “La nascita di una nazione“ (1915), “La corazzata Potemkin“ (1925) (famosa nel film di Fantozzi), ”Ben-Hur” (1925).

In Europa nascono veri e propri filoni cinematografici: in Germania nel 1922 con il “Gabinetto del Dottor Caligari” viene proiettato la prima pellicola thriller della storia del cinema della durata di 1 ora e 20 minuti. In Italia, in questi anni, grande successo ha il kolossal “Cabiria” di Giovanni Pastrone del 1914, che sarà successivamente definito il più grande film muto della storia del cinema italiano.

In Spagna vengono proposti sul grande schermo drammi storici come “Vida de Cristobal Colón y su descubrimiento de América” (Vita di Cristoforo Colombo e la sua scoperta dell’America) del 1917 di Joan Maria Codina. In Francia il cinema muto ebbe grande successo attraverso le pellicole del famosissimo René Clair con il film “Entr’acte del 1924” e “La Tour” del 1928.

Ma ogni grande invenzione, nell’arco della storia, ha bisogno di adattarsi ai mutamenti della società e di evolversi attraverso le scoperte scientifiche in qualcosa di sempre più definito e così come dalla luce naturale si è passati alle lampadine, nel 1927 il cinema da muto diventa sonoro.

Il sonoro nel cinema nasce sempre attraverso i fratelli Warner che nel 1927 portano sul grande schermo “Jazz singer”, primo film dove il pubblico può ascoltare gli attori cantare e parlare, ed è qui che nasce il cinema parlato.
La sincronizzazione tra il sonoro e l’immagine permise l’evoluzione del cinema, che da quel momento cambia radicalmente.

Nascono grandi innovazioni come la colonna sonora a densità variabile antenata della colonna sonora digitale , nuovi tipi di inquadrature come quella panoramica e quella di fermo immagine.

Tra gli anni 30-50, si vive la cosiddetta “epoca d’oro di Hollywood”. Da Charlie Chaplin, che firma nel 1940 la sua grande opera “Il grande dittatore“, a Clark Gable, con “Via col vento” nel 1939, tutti sono entusiasti della novità e portano sul grande schermo opere immortali, veri e propri pezzi di storia cinematografica.

In Italia, in questo periodo vengono proposti sul grande schermo “Ladri di biciclette“ di Vittorio De Sica, “Roma città aperta” con l’indimenticabile Anna Magnani e “Sciuscià“, tutti film che parlano della brutalità della guerra appena conclusa.

Registi del calibro di Rossellini, Fellini, Visconti entrano a far parte della storia del cinema italiano con pellicole che descrivono la società italiana del secondo dopoguerra.

L’arte è influenzata dagli eventi che caratterizzano la storia del mondo e impongono un modo differente di pensare alla società. Gli anni Sessanta creano un “nuovo cinema”, una nuova concezione lontana da quella che si aveva nell'”epoca d’oro”, si sviluppa un cinema d’introspezione dello stato d’animo dell’essere umano .

Nascono nuovi bisogni, nuove idee, nuovi modi di pensare, nuove tendenze, vengono brevettate nuove invenzioni (tra la più importante l’uomo arriva sulla luna per la prima volta). Il nuovo cinema tende a giudicare il passato a volte in chiave positiva esaltando, attraverso grandi pellicole, le imprese memorabili del passato e in altre occasioni mostrando al pubblico la crudeltà dell’uomo.

Salgono alla ribalta nuovi miti, come James Bond, l’agente segreto più famoso al mondo che fa il suo esordio al cinema nel 1962 interpretato da Sir Sean Connery. Nasce il thriller psicologico con Alfred Hickok e il suo “Psyco“ del 1960 che introduce anche un nuovo modo di montare la pellicola a filo di carbonio.

Nasce il genere Kolossal con Lean e Ray, che riportano sul grande schermo film storici caratterizzati da una trama avvincente e sotto alcuni aspetti romanzata.

In Italia c’è Fellini, con “La dolce vita” del 1960 interpretato da uno strepitoso Marcello Mastroianni, affiancato da Anita Ekberg.

Le donne iniziano ad avere ruolo principale nel cinema con le figure di Marilyn Monroe in “Gli Spostati“ del 1961 e lo stesso anno Audrey Hepburn con “Colazione da Tiffany“.

Il cinema diventa una vera e propria multinazionale grazie alle futuristiche idee di tanti registi che portano sul grande schermo storie di tutti i generi, che entrano nell’immaginario collettivo (immaginate “Odissea nello spazio“ del 2001, ogni volta che ascoltiamo “Sul Danubio blu” di Johann Strauss viene in mente lo spazio) e per la prima volta lo spettatore si immedesima nei personaggi e nasce un rapporto spettatore-personaggio che, a mio parere, non si trova in nessun’altra epoca.

Nonostante le tante innovazioni apportate nel mondo del cinema, ai giorni nostri la settima arte vive un periodo di profonda crisi, in primis nazionale e sotto alcuni aspetti internazionale. Pur avendo una grande tradizione cinematografica, nel nostro paese pochi sono i film degni di nota nelle ultime primavere.

Agli Oscar siamo arrivati diverse volte (“La vita è bella“, ”La grande bellezza, ”Roma città aperta“), ma non riusciamo più a ritrovare i valori che appartenevano al cinema di una volta.

Dal punto di vista internazionale non può non essere criticata la scelta di eliminare in alcuni film la visione 2D a favore di quella 3D. Quest’ultima non ha riscosso il successo sperato e questo perché la struttura del montaggio analogico è prodotta in modo tale da distogliere il pubblico dalla reale trama della storia.

Con il 3D viene meno il rapporto pubblico- personaggio viene dato risalto e valenza alla qualità della visione. I costi del montaggio del film in 3D sono stellari ed è per questo che al di là di poche Industrial Hollywoodiane non è particolarmente adoperato.
Se prendessimo ad esempio “Avatar” di James Cameron, potremmo notare come il solo montaggio in 3D si aggiri più o meno intorno ai 237 milioni di dollari (stessi soldi adoperati per i primi due film del Padrino).

Ad oggi, la maggior parte degli spettatori preferisce il 2D al 3D e questo perché la naturalezza della pellicola in 2D non è compromessa.

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