Agenzie di Rating, cosa sono? Le Origini, la Definizione e la Struttura

Le agenzie di rating, apparse sulla scena finanziaria agli inizi del Novecento, trovano fondamenta in tre strutture “progenitrici” denominate Credit Reporting Agencies, Stampa specializzata economico-finanziaria e Banche di investimento. La nascita di queste agenzie è considerata una delle più importanti innovazioni finanziarie del ventesimo secolo, e nonostante il tardivo sviluppo hanno riscontrato nella nostra società numerosi consensi: rivoluzionando, non solo, l’intero asset del mercato finanziario ma anche il modo di pensare degli investitori.

Lo sviluppo di tali agenzie ha ridotto rischio e incertezza all’interno del mondo finanziario, garantendo un’importante, completa e necessaria informazione sulle condizioni finanziarie di Stati, imprese e titoli di debito. L’esigenza, sorta secoli dopo la creazione del mercato obbligazionario, è nata nel momento in cui vi è stato il passaggio da un sistema finanziario incentrato sul ruolo delle banche ad uno definito sui mercati finanziari, che ha aumentato, e non di poco, la complessità degli affari finanziari e l’incertezza all’interno degli stessi. Ecco perché la nascita delle agenzie di rating ha riscontrato numerosi consensi, ma anche numerose critiche, nella nostra società.

LE STRUTTURE PROGENITRICI DELLE AGENZIE DI RATING

Le prime strutture “antesignane” delle attuali agenzie di rating sono le Credit Rating Reporting Agencies, nate nella metà del diciannovesimo secolo come risposta all’esigenza degli investitori americani. Agenzie che decisero di specializzarsi nella raccolta di informazioni di natura patrimoniale e finanziaria delle imprese operanti e presenti sul mercato e nella vendita di tali informazioni a chiunque volesse intraprendere affari con le stesse. L’obiettivo era ridurre il divario informativo penalizzante gli investitori; difatti il suddetto obiettivo, divenuto funzione principali di tali agenzie, riscontrò un gran successo nel momento in cui iniziò ad espandersi il mercato delle transazioni tra soggetti che conoscevano ben poco dell’altro.

I meriti per la nascita della prima credit reporting rating agency, denominata Mercantile Agency, vanno assegnati al lungimirante Lewis Tappan, un devoto uomo d’affari cristiano nato a Northampton (RU), che decise di specializzarsi nella raccolta, e nella successiva vendita, di informazioni commerciali. Lo scorrere del tempo condusse l’originaria creazione di Lewis Tappan a fusioni e trasformazioni; una delle ultime fu la Dun & Bradstreet, successivamente acquisita dall’attuale colosso del rating Moody’s.

L’introduzione delle altre due strutture progenitrici delle attuali agenzie di rating, Stampa specializzata finanziaria e Banche di Investimento, è strettamente collegata all’analisi della storia ottocentesca americana che assegnava il potere di impresa alle ferrovie. Difatti nel 1832 la stampa finanziaria incentrò i suoi sforzi nella divulgazione di notizie riguardanti il settore ferroviario, fornendo un resoconto di natura patrimoniale e finanziaria sull’assetto societario di tali imprese. Merita di essere citata la rivista “The American Railroad Journal”, superata poi dal “Poor’s Manual of the Railroads of the United States” che divenne per decenni, la “bibbia”, la fonte più importante di tutto il settore informativo ferroviario. Rivista ideata dal grande Henry Poor, un avvocato inglese, che grazie alle sue doti manageriali riuscì in pochi anni a dar vita all’attuale colosso del mercato del rating: la Standard & Poor’s. Rilevata successivamente dal gruppo McGraw-Hill.

Ruolo particolare fu svolto dalle Banche di Investimento, che differentemente dalle altre due tipologie di agenzie trattate, decisero di finanziare le imprese collocando i loro titoli di debito (specialmente obbligazioni) presso la “massa” degli investitori. Sfruttando questo ruolo di intermediazione era concesso loro il diritto di poter collocare uomini di fiducia nei consigli di amministrazione delle società emittenti obbligazioni, guadagnando dalla loro non soltanto un potere decisionale all’interno del consiglio ma anche informazioni attendibili che permettevano loro di condividere, vendere, ai propri clienti al fine di invitarli ad investire sui titoli di debito da esse trattati.

Rating: significato e definizione

Ritenevo davvero difficile spiegare il significato della parola rating attraverso una semplice definizione. Dopo la lettura de “La crisi della fiducia” di Pierangelo Dacrema è stato davvero semplice utilizzare il suo commento per provare a spiegare in parole semplici e intuitive il significato di questo termine: “To rate significa valutare, stimare, fare il prezzo. Il rating, pertanto, è una valutazione, una classificazione, un giudizio, un’opinione formulato sulla qualità delle grandi emissioni obbligazionarie, o sull’affidabilità dei loro emittenti. Il rating è da considerarsi un marchio, un sigillo, una nota di merito o di demerito, una pagella”.

Volendo evidenziare nello specifico il significato della parola rating, prendo in prestito la definizione pubblicata direttamente dalla Borsa Italiana sul suo sito ufficiale che va a definire il rating come “un giudizio che viene espresso da un soggetto esterno e indipendente, l’agenzia di rating, sulle capacità di una società di pagare o meno i propri debiti.  Si tratta quindi di una valutazione sintetica del profilo di rischio di credito della società e riassume le informazioni quantitative e qualitative che la banca ha a disposizione sull’impresa, in relazione all’insieme delle informazioni disponibili sulla totalità delle imprese clienti e sul loro comportamento di rimborso nel corso del tempo”.

Parliamo dunque di una singola valutazione che non riguarda tutti i rischi cui è sottoposto il sottoscrittore, ma solo il rischio di credito dell’emittente. Interessante è l’appunto che presenta Pierangelo Dacrema nel suo manuale, in quanto lo stesso promuove l’idea che le agenzie di rating negli anni hanno deciso di dedicare ampio spazio all’illustrazione di cosa il rating non fosse. Rating che di fatto non è una raccomandazione a vendere o a comprare, né costituisce una garanzia che l’azienda a cui è stato assegnato non fallirà. Sulla base di ciò, il modo più corretto per interpretare il loro giudizio è quello di leggervi una stima del grado di probabilità che un’azienda fallisca. Volendo però identificare lo scopo del rating è possibile individuarlo nell’aumento dell’efficienza dei mercati finanziari, che lo stesso realizza, fornendo opinioni rapide, affidabili e indipendenti agli operatori, sulla probabilità che un emittente sarà in grado di ripagare sia la quota capitale, sia la quota interesse.

Importante rimarcare come il rating non sia dato una sola volta, anzi, è sottoposto a costanti e periodiche revisioni, che tengono aggiornato il merito di credito, fornendo un servizio di “Signalling” al mercato. Funzione citata che ha l’obiettivo di garantire un costante monitoraggio del giudizio emesso ed assegnato. Richiamando una delle peculiarità del rating: immediatezza e capacità di influenzare le scelte degli operatori economici.

Concludendo possiamo riassumere il concetto di rating, grazie a Flavio Dezzani, in una semplice frase: “è un giudizio in grado di sintetizzare una vasta quantità di informazioni sia quantitative che qualitative in un semplice valore alfanumerico”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *