L’organizzazione dinamica della conoscenza. Pierre Lèvy, Roland Barthes e Stanley Milgram: enciclopedia e piccoli mondi dal potere ignoto

La conoscenza in una dimensione collettiva

Spazio del sapere e collettivo intelligente

Nel mondo contemporaneo, la conoscenza ha assunto una dimensione collettiva, come sottolineato da Pierre Lèvy, a cui ci si riferisce anche come a uno spazio del sapere, non più dominato da individui o gruppi singoli, ma da un insieme di saperi che riflettono l’evoluzione continua delle conoscenze individuali. Si tratta di un vero e proprio collettivo intelligente non più legato da legami di sangue o tradizioni, ma in costante movimento, sempre aperto a nuove informazioni e connessioni.

Encilopedia o cosmopedia?

Questa nuova prassi di enciclopedia, una volta vista come un “deposito” di conoscenza, diventa un mezzo per mettere in circolo il sapere. Lèvy e Michel Authier propongono un nuovo concetto: la cosmopedia, un’organizzazione dinamica della conoscenza, che trascende la tradizionale forma testuale e incorpora vari mezzi di espressione, come immagini, video e così via.

la nuova encilopedia come mezzo per mettere in circolo il sapere

Roland Barthes e Theodor Nelson precursori dell’ipertesto

Parallelamente, l’ipertesto emerge come una forma rivoluzionaria di organizzare e accedere alle informazioni. Non è più una sequenza lineare di parole o immagini, ma una rete di collegamenti e nodi che permettono una navigazione non sequenziale. Questa idea, tuttavia, non è così nuova; pensatori come Roland Barthes e Theodor Nelson hanno discusso concetti simili molto prima dell’avvento del World Wide Web. L’ipertesto sfida le tradizionali nozioni di autore e lettore, offrendo una struttura decentralizzata e democratica. Questa forma di testualità, come osservato da Derrida, supera le tradizionali definizioni di testo, sfumando i confini tra interno ed esterno, tra autore e lettore.

Lo spazio del sapere e l’ipertesto rappresentano evoluzioni significative nel modo in cui concepiamo e interagiamo con la conoscenza. Entrambi sfidano le tradizionali strutture gerarchiche e lineari, proponendo un approccio più dinamico, interconnesso e democratico alla disseminazione e all’acquisizione del sapere.

L’analisi delle reti sociali per verificare ipotesi scientifiche

Esaminando queste reti di saperi e di conoscenza, si possono indagare le connessioni tra i vari componenti. Si può osservare, ad esempio,  come le azioni di un individuo siano modulate dalle interazioni con coloro che lo circondano. In sostanza, ciò che viene analizzato non è solo l’individuo, ma un insieme composto da persone e i legami che intercorrono tra di loro.

Grazie alla loro natura digitale, queste comunità offrono alle scienze sociali un’occasione unica per esaminare in modo dettagliato e su larga scala modelli di comportamento collettivo in strutture reticolari, che non seguono necessariaemmnte una gerarchia. Lo studioso del sociale può quindi creare e testare ipotesi in ambienti virtuali simulati, ricavando dati utili per sviluppare teorie sui fenomeni osservati.

Stanley Milgram, small world e il potere ignoto

Un esempio è il concetto di small world, il quale suggerisce che la sequenza di relazioni sociali necessaria per collegare individui apparentemente distanti nella rete sociale sia sorprendentemente breve. Ad esempio, l’autore di questo articolo può trovarsi in relazione con uno o più ministri del governo, o con il capo del governo, o con altre autorità pubbliche, semplicemente perchè ha qualche ruolo sociale riconducibile a una propria specialità scientifica che lo ha portato a intrattenere relazioni sociali legati alla pura conoscenza scientifica.  Questa idea trae ispirazione dall’esperimento condotto nel 1967 dallo psicologo americano Stanley Milgram, il quale dimostrò che due persone senza contatti diretti potevano comunicare attraverso una catena di relazioni di al massimo sei persone.

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