È stata dichiarata ufficialmente la morte cerebrale di Roberto Bembo. Il ragazzo era stato accoltellato brutalmente la mattina di Capodanno, riportando delle ferite molto importanti all’addome, alla schiena e, soprattutto, alla gola. É deceduto all’Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino.
L’ultimo aggiornamento ufficiale alle ore 12.30 di oggi, quando era già filtrata la notizia della morte del giovane avellinese. Al termine della procedura che ha accertato la morte cerebrale del povero Roberto, la struttura ospedaliera del capoluogo irpino ha comunicato ufficialmente il decesso del ragazzo: “Il Collegio medico riunitosi stamattina nell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Moscati, al termine del necessario periodo di osservazione, alle ore 19,40 ha accertato la morte cerebrale del 20enne di Mercogliano (Av)”.
La salma del 20enne è stata sequestrata per poter procedere all’autopsia, che si terrà nei prossimi giorni. Dolore e commozione all’Ospedale Moscati di Avellino tra familiari e amici che avevano raggiunto la struttura per l’ultima preghiera.
Lo stato vegetativo come Condizione Clinica
Lo stato vegetativo è una condizione neurologica caratterizzata dalla perdita di consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, mentre le funzioni autonome del corpo, come il ciclo sonno-veglia e la respirazione, rimangono attive.
La causa di questa condizione può essere data da gravi danni cerebrali, come quelli derivanti da traumi cranici, anossia cerebrale o infezioni cerebrali.
Il termine “stato vegetativo” fu introdotto per differenziare questa condizione dalla morte cerebrale, una situazione in cui tutte le funzioni del cervello, compreso il tronco encefalico, cessano irreversibilmente.
Il destino dei pazienti in stato vegetativo
Gli stati vegetativi possono essere classificati come persistenti o permanenti. Uno stato vegetativo è considerato persistente quando si protrae per più di un mese. Se questa condizione dura per oltre 12 mesi è generalmente considerata permanente, con scarse o nulle possibilità di recupero.
Il termine “morte vegetale” è usato colloquialmente per descrivere uno stato vegetativo permanente, ma è un’espressione inappropriata dal punto di vista medico. La morte, infatti, implica la cessazione completa delle funzioni vitali, mentre i pazienti in stato vegetativo permanente mantengono alcune funzioni autonome.
Affrontare questa condizione eticamente
La gestione degli stati vegetativi solleva importanti questioni etiche, soprattutto quando si tratta di prolungare o interrompere le terapie di supporto vitale.
In alcuni casi, i pazienti possono aver lasciato testamenti biologici, esprimendo il desiderio di non essere sottoposti a trattamenti prolungati in caso di perdita permanente di coscienza. Tuttavia, in caso di mancanza di queste testimonianze, la responsabilità ricade sui familiari o sui tutori legali, che devono prendere decisioni estremamente difficili basandosi su ipotesi e sul miglior interesse del paziente.
L’etica medica richiede un equilibrio tra il rispetto per la vita e la considerazione della dignità del paziente.
La scelta di prolungare uno stato vegetativo può essere vista da alcuni come un mantenimento della vita biologica senza reale qualità, mentre per altri è una forma di rispetto per la sacralità della vita in tutte le sue forme.
Questi dilemmi sono accentuati dall’incertezza riguardo al possibile recupero, anche se è bene tener presente che il recupero da uno stato vegetativo permanente è estremamente raro.