Smoke a YPeople: “Festeggio i miei 30 anni insieme alla Crew Positiv”

Se c’è una cosa bella davvero, è l’umiltà. Soprattutto se quest’ultima accompagna una passione, in questo caso quella della musica, del rap. Di rap si parla tanto, forse troppo. Non parliamo poi delle mille sfaccettature che si porta appresso. Smoke, all’anagrafe Vincenzo De Maio, abbraccia questa filosofia umile e operaia di un rap che stenta a ritrovare la via maestra e, nel suo grande “piccolo”, ha saputo coinvolgere chi non si è mai affacciato a questa visione delle cose.

Smoke, che di professione fa il pizzaiolo con eccellenti risultati, gestisce la sua pizzeria “Stay Positiv” a Casapulla (CE), si diletta con l’impasto come fa con le sue rime. Non c’è altro da aggiungere, è il caso di dire che è proprio un boccone da assaggiare.

In occasione della serata al Laboratorio Millepiani di Caserta “Positivibez“, dove il rapper casertano festeggerà i suoi primi trent’anni insieme alla sua amata famiglia Crew Positiv, YShow lo ha intervistato per farsi raccontare il suo passato, gli inizi, quello che è successo nel frattempo e i progetti futuri che si prospettano allettanti per una resurrezione culturale e sociale del rap.

Più che una normale intervista, è stata una confidenziale e piacevole chiacchierata tra amici. Infondo, è così che tutto comincia.

Nel corso di questi anni passati a fabbricare rime e a faticare sul serio sui tuoi pezzi, sei diventato un punto di riferimento per quelli che si avvicinano al rap. Caserta ti ha dato la possibilità di esprimerti come volevi, o ci sono state degli ostacoli da superare?
“Ostacoli da superare ce ne sono stati parecchi. I primi, sono stati quelli che hai con te stesso. Ho cominciato a scrivere i testi nel 2010, ma sono usciti quattro anni dopo. Non avendo chi mi supportava all’inizio, diventava difficile trovare anche una saletta. All’epoca c’erano Dj come Murano e Geso, che erano inavvicinabili, avanti anni luce. Il primo pezzo lo registrai nel 2012 in una stanza di un amico, Frank, che si occupava di techno. Lontanissimo da quello che volevo fare io. Cambiai diversi studi, fino ad arrivare allo studio di Ugo Pancaldi a Casagiove, attualmente chiuso. In tempo in tempo per registrare gli album “Inizio da qui” e ” ‘A siconna parte ‘e me“.
La mia prima esibizione fu in occasione della Tana degli MC, organizzata da TerronRissa. I veri eventi, però, li faceva NPL a San Nicola la Strada, è lì che ho capito cosa sia un palco, ad inserirmi nell’ambiente, a conoscere beatmakers e videomakers, a superare Caserta per approdare a Napoli. Aprii un certo Salmo al Flava Beach di Castel Volturno…”
Differenza abissale fra Caserta e Napoli…
“Enorme. A Caserta siamo limitati. Napoli deve tutto a La Famiglia, i 13 Bastardi, Clan Vesuvio… Sono stati, negli anni ’90, i padri fondatori della cultura rap in quel di Napoli, hanno avuto una marcia in più. Bisognava andare a Napoli per tentare di fare qualcosa. Facilmente, in un evento, raccoglievi centocinquanta persone nel locale. Numeri che Caserta sogna…”
A meno che non chiami Vale Lambo…
“Esattamente.”
Stiamo vivendo ad un cambio generazionale senza precedenti. Anche il rap, o più in generale la musica, subisce mutazioni incredibili ogni giorno che passa. Dove sta andando quel rap che incarni alla perfezione e che ci ha accompagnato quando eravamo adolescenti?
“La musica si evolve. Non sempre l’evoluzione ha portato del bene. La moda del momento si chiama trap. Sai come la vivo? Prima c’era l’hardcore e tutti volevano hardcore. Poi la dubstep, e tutti quelli che stavano nell’hardcore sono passati alla dubstep. Adesso si sono fiondati tutti sulla trap. Non reputo migliore il rap alla trap, ma c’è una differenza. Il messagio. Una questione gigantesca. Ovviamente non è detto che sia così, ma questo è quello che penso. Non sono contro, se noti “Skkifo“, ha una base trap…”
C’è modo e modo, è questo quello che intendi?
“Esattamente. In Italia sono pochi che ne fanno buon uso della trap.”
Fammi qualche esempio.
“Mmmh, direi Capo Plaza. Sta spaccando di brutto. Potrei dire anche Sfera Ebbasta, vedi il grande impatto che sta avendo in rete. Però…”
Tu mi insegni che le visualizzazioni contano poco…
“Appunto.”
La tua vita artistica è andata sempre a braccetto con una mentalità protesa a conservare quel che di buono ha lasciato il rap. Tu hai contribuito in modo netto a portare avanti il tuo modo di vedere il rap, sfornando (è proprio il caso di dirlo) dei progetti interessanti: Ci racconti, appunto, com’è nata la Crew Positiv?
“La Crew Positiv è nata durante una serata di NPL all’Hell. Eravamo sempre i soliti quattro ragazzi, tra cui Dj Wazee. Parlando parlando, con lui è uscita la voglia di fare qualcosa di buono. Dovevamo unire le forze e costituire una Crew. Trovammo i vari componenti: Francesca, con cui collaborai per il brano “La sera” e “Libber penzier“. Cirù, con cui duettai ne “La sera dei bomber“, Yo-J, NiluOne e Blindo. Ci affermammo come Crew nel Settembre 2014. Come una famiglia. Ora alcune cose sono cambiate, come giusto che sia. Siamo sempre noi, anche se Dj Wazee ha deciso di prendere una strada diversa. La Crew è nata come sfida, ovunque andiamo le serate le organizziamo insieme. Forse è proprio questa la differenza tra noi e le altre Crew. Bene o male, siamo rimasti gli unici sulla piazza ad essere così longevi. Il problema è portarle avanti, siamo in tanti e con teste diverse…”
Appunto, teste diverse. Siete molti diversi, questo magari è il segreto per continuare, ci sono stimoli sempre nuovi…
“Assolutamente, non ci somigliamo. La voglia di stare insieme ci rende uniti. Se devo fare una serata senza di loro, mi sento strano. Questa è la Crew Positiv.”
“Skkifo” è il tuo ultimo brano appena caricato in rete. Cosa ti fa più schifo nella musica di oggi?
“I soldi che girano intorno alla musica. La storia insegna che chi ha avuto tanti soldi, è sempre andato sotto. Il denaro che circola intorno al cantante, che quest’ultimo neanche vede, è quella la piaga. C’è una sotto economia incredibile. Appena vedono un ragazzo talentuoso, ecco quelli che pronti lo mettono su di un piedistallo. Poi si ritrova… “magnato da se stesso“, consumato da se stesso. Nel pezzo “Skkifo” prendo per il culo la Dark Polo Gang, tipico esempio di intrattenimento superficiale fine a se stesso, zero contenuti. Preferisco lasciare le persone con un qualcosa nelle mani.”
Il tuo feat con la NPL, “Chiove Piombo“, è un esempio.
“Alle persone non interessa più il messaggio. Pensano solo a divertirsi egoisticamente, il mondo è pieno di egoismo. “Bene, è bello, mi ha fatto pariare” e punto.
Qual è l’antidoto?
“Deve solo passare, è una moda. Il rap è morto tanti anni fa, chissà, risorgerà. Va a finire che quando farò cinquant’anni il messaggio del rap tornerà di moda.”
Secondo te perché in queste città, come Caserta, c’è una mentalità così ristretta?
“Si organizzano tante cose. Ma la gente pensa solo ad accendere la tv per guardare Uomini e Donne, oppure a vestire Gucci, o ancora a guardare il calcio, ad interessarsi solo al calcio! Non si fa altro che parlare delle stesse cose. Loro sono felici. Beati loro! Vorrei essere ignorante, tifare Juve ed essere felice anch’io!”
Scoppiamo a ridere e ci salutiamo con un buon bicchiere di birra gentilmente offerta da lui. Smoke è proprio così, vero e reale.
Tanti auguri Smoke!
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